CO-Bologna
Bologna ha adottato nel 2014 il Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura e rigenerazione dei beni comuni urbani, come frutto della sperimentazione condotta grazie al progetto “La città come bene comune” della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. Il Regolamento ha profondamente innovato la cura e l’amministrazione della città, creando una forma inedita di collaborazione tra amministrazione, cittadini e altre articolazioni della comunità locale. Nel contempo, il Comune ha lanciato “Collaborare è Bologna” con una finalità duplice: (i) coordinare all’interno di un’unica politica pubblica diversi progetti di rigenerazione dei beni comuni urbani, innovazione sociale ed economia collaborativa; (ii) prototipare un metodo nuovo per costruire un dialogo con le forze della collaborazione civica nella città. Parte di questo processo e percorso è “CO-Bologna”.
CO-Bologna è frutto di un patto di collaborazione aperto tra la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e il Comune di Bologna. La gestione del patto è coordinata da LabGov – LABoratorio per la GOVernance dei beni comuni. CO-Bologna nasce per supportare scientificamente gli sforzi dell’amministrazione e/o delle comunità locali nell’implementazione degli aspetti più complessi o sperimentali del Regolamento e nel far emergere la collaborazione civica come principio di disegno di altre politiche pubbliche locali (come Incredibol, il progetto Pilastro 2016, le politiche abitative). Sul piano metodologico CO-Bologna mira poi a sintetizzare un processo o protocollo che consenta alle politiche pubbliche locali di essere ripensate avvalendosi dell’immaginazione civica.
Sotto il profilo scientifico CO-Bologna è il principale cantiere del progetto “CO-città”, un progetto di ricerca-azione finalizzato a testare, adattare, sviluppare in ambito urbano i principi di disegno di dispositivi e strategie di governance dei beni comuni enucleati dal premio Nobel per l’Economia Elinor Ostrom e, tra questi, il principio di collaborazione civica. Uno degli obiettivi scientifici più ambiziosi di CO-Bologna è quello di contribuire alla definizione di uno standard internazionale per la creazione di dispositivi di governance dei beni comuni in aree urbane.
Per questo motivo, la prima azione di CO-Bologna è stata un’accelerazione cognitiva avvenuta attraverso la prima conferenza mondiale sui beni comuni urbani: “The City as a Commons”, organizzata sotto l’egida dell’IASC (International Association for the Study of the Commons), l’associazione fondata da Elinor Ostrom per raccogliere i maggiori esperti e studiosi mondiali dei beni comuni e coltivare le pratiche e gli studi sul tema dei beni comuni. La conferenza ha visto la partecipazione di circa duecento tra studiosi e attivisti dei beni comuni urbani a livello mondiale. Il secondo passaggio è stata la costituzione di un’unità tecnica per l’immaginazione civica, il cd. “politecnico dei beni comuni”, con il compito di accompagnare il processo di mappatura dell’energie o comunità della collaborazione civica svoltosi attraverso 12 incontri nei sei quartieri di Bologna nell’ambito di Collaborare è Bologna. Successivamente l’unità tecnica ha avviato con alcune delle energie/comunità mappate tre sperimentazioni connesse al Regolamento sulla collaborazione civica e alle altre politiche pubbliche collaborative che ricadono sotto l’ombrello di Collaborare è Bologna.
Il Comune di Bologna
Il Comune di Bologna, attraverso la sua politica Collaborare è Bologna, vuole favorire la collaborazione civica attraverso strumenti materiali e immateriali come un percorso nei quartieri, progetti diffusi sul territorio, una piattaforma digitale, una mostra e una festa. Grazie a questi strumenti l’amministrazione bolognese innova e rinnova l’identità della città costruendo sulla tradizione della sussidiarietà e del decentramento dell’azione amministrativa un nuovo modello di coinvolgimento dei cittadini.
La Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna
La Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna è una fondazione di origine bancaria nata il 15 luglio 1991 dalla Banca del Monte di Bologna e Ravenna in ossequio alle leggi di riforma delle banche pubbliche (Legge 30/7/1990 n. 218 e D.Lgs 20/11/1990 n. 356). È persona giuridica di diritto privato, senza fini di lucro, con piena autonomia statutaria e gestionale, che persegue fini di interesse pubblico e utilità sociale. La Fondazione persegue finalità di solidarietà sociale, contribuisce alla salvaguardia ed allo sviluppo del patrimonio artistico e culturale, al sostegno della ricerca scientifica ed allo sviluppo delle comunità locali attraverso la definizione di propri programmi e progetti di intervento da realizzare direttamente o con la collaborazione di altri soggetti pubblici o privati.
LabGov
LabGov – LABoratorio per la GOVernance dei beni comuni è stato fondato alla LUISS Guido Carli di Roma nel 2011. Non è un soggetto, è un progetto di formazione-intervento, ricerca applicata, rammendo sociale e urbano, sperimentazione e rigenerazione istituzionale, in linea con il principio generale della collaborazione civica (Mortati, 1970) per rivitalizzare e ripristinare “l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale“ (art. 2 Cost.) e favorire “l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale” sulla base del principio di sussidiarietà circolare (art. 118.4 Cost.) con le metodologie e gli strumenti della governance dei beni comuni (Ostrom, 1990) come la costruzione di “comunità di lavoratori o di utenti” per lo svolgimento di attività economiche di interesse generale (art. 43 Cost.).
Per attuare questi principi LabGov sta sviluppando il protocollo metodologico “CO-città” e “CO-territori” per sintetizzare i processi, i principi, gli strumenti utili a coalizzare le forze civiche, sociali, economiche, cognitive e istituzionali delle città e dei territori che vogliono innovare gli schemi urbanistici tradizionali, i modelli di welfare urbano e le forme di sviluppo economico locale, basandosi sulla condivisione, collaborazione, cooperazione per il bene comune e i beni comuni. Si tratta di dare testa e gambe a quello che i Costituenti chiamavano lo Stato comunità o Stato collettività e che nessuno ha in passato provato ad organizzare. Stiamo studiando e sperimentando i modi e le forme per raggiungere questo obiettivo. Se la società locale non fa questo “investimento”, non possiamo pensare a economie e istituzioni aperte, trasparenti, intelligenti, sane, legalitarie e, quindi, realmente inclusive e democratiche.
Il lavoro di LabGov attua la quarta missione dell’Università. Oltre a formare le nuove generazioni, spingere in avanti le frontiere della conoscenza, connettersi e contribuire allo sviluppo industriale a livello locale, sempre più le “istituzioni della conoscenza”, scuole e università, si impegnano in progetti e programmi educativi che forgiano gli strumenti per consentire alle nuove generazioni di dare attuazione alla Costituzione ogni giorno (Calamandrei, 1955) e, in particolare, al “dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società” (art. 4 Cost.). Il progetto è attivo in diversi contesti italiani: a Bologna dove ha contribuito alla stesura (e adesso accompagna l’implementazione) del “Regolamento sulla collaborazione per la cura e rigenerazione dei beni comuni urbani“ e adesso con il programma “Bologna città collaborativa”, sta completando il quadro delle politiche pubbliche collaborative per il benessere, la diversità, l’abbattimento delle disuguaglianze; a Mantova ha elaborato CO-Mantova, un Patto di Governance Collaborativa per uno Sviluppo Economico Locale a partire dai Beni Comuni; a Palermo sta lavorando a un rilettura in chiave collaborativa della mobilità urbana per configurare le strade urbane come beni comuni; a Battipaglia ha elaborato il primo piano urbanistico centrato sulla collaborazione civica per i beni comuni. Molte altre città e territori chiedono di aprire nuovi cantieri di sperimentazione, ma le nostre forze al momento sono limitate. Siamo alla ricerca di quanti abbiano voglia di costruire insieme a noi un progetto nazionale e internazionale per diffondere i principi, i metodi e gli strumenti della collaborazione civica. A LabGov ha aderito la Fordham University, che sperimenterà il protocollo metodologico “CO-città” a New York, nel Bronx. Nel mese di novembre, stiamo organizzando a Bologna la prima conferenza mondiale sui beni comuni urbani dal titolo “The City as a Commons” (“La Città come Bene Comune”) (www.labgov.it/urbancommons).
Il sito di LabGov (www.labgov.it) è in inglese per raccontare il buono e il bene che c’è in Italia. I siti di progetto sono invece in italiano: www.co-mantova.it, www.co-battipaglia.it già online, www.co-palermo.it, www.co-bologna.it, www.co-roma.it -in costruzione.
I tre cantieri di sperimentazione
- Bolognina: Il cantiere si colloca in un’area interessata da esperienze esemplari di cura e rigenerazione dei beni comuni e di innovazione sociale e culturale, e si pone l’obiettivo di connettere tra loro le progettualità già in essere, aumentandone le potenzialità e offrendo nuove occasioni di collaborazione nell’uso degli spazi, anche privati.
- Pilastro: A Pilastro, il percorso CO-Bologna si è innestato sulla progettualità strategica del Comune “Pilastro 2016”. Il progetto è realizzato con il contributo di Regione Emilia Romagna e Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, coordinato dalla Cooperativa sociale Camelot – Officine Cooperative. Pilastro 2016 ha l’obiettivo di mettere in connessione la ricchezza del capitale sociale e culturale del Pilastro con le esigenze economiche esistenti e in via di sviluppo nell’area a nord-est della città.
- Piazza dei Colori: in questo cantiere ci si concentra sul fornire alla comunità il supporto necessario per progettare una forma di governance che sia in grado di gestire un distretto di economia collaborativa e innovazione sociale. Il processo che il percorso CO-Bologna mira ad avviare prevede il coinvolgimento di residenti e associazioni del Patto di Collaborazione Area Croce del Biacco, di innovatori sociali selezionati attraverso il bando Incredibol e dei migranti ospiti dell’hub di Via Mattei, in una progettualità condivisa riguardantePiazza dei Colori, una piazza al centro di un complesso di edilizia residenziale pubblica.