La biblioteca e sede dell’associazione Mattei Martelli dalle 17.00 comincia ad accogliere i primi partecipanti.
Nel giro di venti minuti si ritrovano attorno al tavolo circa 15 assegnatari degli spazi del bando Incredibol che popolano Piazza dei Colori: FabLab Make in BO, Ass. Angolo B, teatrino 2 pollici, Sums Architects, Ass. Mattei Martelli, Ass. Arti e Restauro, Cooperativa Arca di Noé.
Sono presenti anche 2 osservatrici di Pilastro 2016 (Claudia Boattini e ?) e il Presidente del Quartiere San Donato/San Vitale Simone Borsari.
Step 1
Paola Santoro presenta se stessa, il progetto LabGov e il team che la supporterà durante le due giornate.
Step 2
Paola Santoro distribuisce a ciascun partecipante una bustina di LEGO contenente lo stesso numero e tipologia di mattoncini per tutti. Prima di invitare i partecipanti al gioco serio, illustra le finalità dell’incontro: si avvarrà della tecnica del LEGO® SERIOUS PLAY® per avviare un percorso win-win che renda vincitori tutti gli attori in gioco per la costruzione di un distretto collaborativo di Piazza dei Colori che possa, in un secondo momento, estendersi fino alle realtà presenti su Croce del Biacco, coinvolgendo i migranti che gravitano sulla zona (dall’Hub di via Mattei ai CAS e SPRAR presenti in zona).
Durante i laboratori non verranno somministrate ricette, né modelli risolutivi preconfezionati. La collaborazione nasce dai bisogni e dalle risorse delle persone e solo le persone coinvolte possono dettare le linee guida e le modalità della collaborazione stessa. Per arrivare a questo obiettivo abbiamo previsto questi laboratori di co-design facilitati da Paola e dallo staff di LabGov. La funzione del co-designer è quella di far emergere bisogni e attitudini e veicolare le informazioni raccolte per supportare le comunità nella creazione di soluzioni comuni. È importante che a guidare il processo sia una persona che non conosce i partecipanti in modo da garantire la neutralità del ruolo.
Condivisa questa premessa, Paola invita i partecipanti ad aprire la bustine e costruire, nel tempo di una canzone, una torre utilizzando tutti i mattoncini a disposizione. Finita la canzone che scandisce il tempo, viene chiesto ad ognuno di presentarsi, indicando il nome e la realtà che rappresenta, e a descrivere la propria torre. Per ogni modellino Paola chiede di individuare una parola chiave o un titolo che possa identificare il proprio modello.
Inizia così una divertente conoscenza reciproca, dalle illustrazioni di ogni modello emergono infatti aspetti del proprio carattere sintetizzati in parole chiave riportate su post-it -come “equilibrio”, “piedi per terra ma c’è ancora tanto da fare”, “policromia”, “sicurezza”,- ma anche come si vorrebbe la Piazza dei Colori – “accogliente”, “casa della salute”, “città mercato”, “arcobaleno, “sul confine”.
In molti raccontano di aver cominciato pensando ad una costruzione per poi cambiare in corso d’opera: questo è esemplificativo del percorso di costruzione di una comunità attiva che cresce facendo, per tentativi, senza soluzioni prestabilite.
Paola invita tutti a guardare le torri prodotte e chiede qual è il dato più evidente che emerge. Subito si rivela la “diversità”: pur avendo a disposizione lo stesso numero e tipologia di mattoni, ciascuno ha creato una torre unica nel suo genere, una produzione composita di valore rappresentativa di quanto ciascuno, come singolo o associazione, possa rendere ricco il contesto.
La torre ha avuto anche una funzione di ice breaker, l’ambiente si fa sempre più conviviale e giocoso e tutti i partecipanti sembrano a proprio agio.
Step 3
Si passa al secondo gioco. Stessa modalità, stesso tempo a disposizione: questa volta bisogna costruire un papero.
Ciascuno è chiamato nuovamente ad illustrare la propria opera e Paola chiede se c’è una parte di questa che rappresenta l’autore. Di nuovo, giocando ci si racconta, altre parole chiave si accalcano sulla board che ospita i post it: “ingenuità”, “esplorazione”, “semplicità”, “estetica”, “mobilità”, “becco dappertutto”, “volare per vedere”, “progresso”, “in cammino”, “scartolato”, “contenimento”, “parola” .
I mattoncini sono veicoli di informazioni per se stessi e per il gruppo molto importanti, servono a comunicare cose che nei normali brainstorming non escono.
Paola chiarisce che dal primo esercizio (la torre) sono emerse parole chiave rappresentative dei partecipanti e con il secondo (il papero) le motivazioni dell’agire, motivazioni e valori che spesso si ripetono, accomunando i partecipanti.
Step 4
Smontate le opere, si comincia il terzo gioco. Questa volta ciascuno ha a disposizione tutti i mattoncini che desidera e il tempo si dilata: due canzoni. Ciascun partecipante deve costruire il proprio modello di collaborazione.
Finita la fase di costruzione ognuno è chiamato a presentare la propria opera e gli altri sono invitati a fare domande non interpretative (open ended questions). È importante non attribuire giudizi per evitare sovrastrutture interpretative. Emergono così importantissime riflessioni sui principi che devono guidare collaborazioni ideali –“trasparenza, mutualità, uguaglianza nella diversità, responsabilità, cura per gli altri e per l’ambiente, fiducia, lealtà, dedizione-, sugli obiettivi -creare ponti per creare una meta comune- ma anche sugli strumenti indispensabili -la comunicazione, l’apertura verso nuove opportunità, l’ascolto reciproco, l’esplorazione, il fare insieme, il dialogo e il coinvolgimento, l’approccio processuale, il mettersi in gioco, togliere le barriere e catalizzare le energie-, e infine i rischi –la fragilità, efficacemente rappresentata da un ”fiore delicato”, sottolinea che la collaborazione se mal governata può creare forti asimmetrie e grandi rotture.
Step 5
La giornata di lavoro si chiude con la negoziazione collettiva di un modello condiviso di collaborazione. I partecipanti sono invitati, partendo dalle costruzioni individuali, a fare delle scelte, negoziarne altre per costruire insieme un unico grande modello di collaborazione.
Alcuni mattoncini vengono eliminati, altri sono aggiunti, alcuni vengono riutilizzati per identificare nuovi concetti emersi. Tutti “mettono le mani sulla piazza di LEGO” per costruire un piccolo progetto di gruppo: la visione condivisa della collaborazione!
Aiman, una ex bambina di Angolo B ed ora educatrice/collaboratrice di Annabella, ha il compito di raccontare a Paola la storia condivisa del modello unico di collaborazione.
Qui il video che mette in risalto alcuni aspetti fondamentali del modello condiviso: Il faro della trasparenza che consente di illuminare i dettagli, anche quelli apparentemente più insignificanti, l’esigenza di avere più serrande aperte, il ponte del cambiamento attraversabile da più direzioni che delimita un prima e un dopo, gli elementi della piazza: natura, animali, persone, e un vuoto da riempire insieme.
La giornata si chiude con grande soddisfazione dei partecipanti che hanno approfondito la conoscenza reciproca divertendosi e si sono già cimentati in un primo esercizio di comunità.
La board con le parole chiave rimane appesa alla finestra e la costruzione collettiva viene lasciata sul tavolo. Domani pomeriggio si riparte da qui.
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